martedì 21 maggio 2013

Imprinting d'amore

Oggi con i miei salti emotivi... e nonostante loro, sono riuscita a passare a casa dei miei per salutarli e farmi vedere. A ogni genitore "basta poco" e quel poco è anche un fugace saluto.

Prima di andarmene saluto mio padre nello studio e mentre lui legge noto sulla scrivania un piccolo cuoricino rosso di stoffa di feltro, rilegato con dei filo e dei fogli come un mini libricino. Lo prendo e vado sul terrazzo dove c'è più luce.
Scopro essere del 1965, fatto a mano e rilegato da mia madre per S. Valentino.
Faccio due conti e collego che è stato tre anni prima del loro matrimonio , avvenuto il 20 Aprile 1968. 
Si sono conosciuti il 24 Aprile del 1962.
Mia madre scrive in miniatura quasi, ma sempre con una bellissima caligrafia.  È una lunga lettera su pagine a forma di cuoricino... e scritta con una dolcezza che solo una donna innamorata puó.

Leggo lentamente queste sei minuscoli cuori...e penso che lei aveva ventidue anni e la dirompente passione di queste pagine è ancora la stessa di oggi che ha sessantasei anni. In più di quarant'anni la sua buffa gelosia per uno sguardo di papà  a un'infermiera in ospedale nella sua via crucis settimanale, genera ancora dolci scintille per far capire che quella ventiduenne innamorata c'è ancora, imprigionata da un corpo che non riconosce e che è malato.
Lui ride e si diverte e lei dopo la gelosia deve sempre dire ridendo  " come ti ho amato io non la trovi, anche dopo di me..."
Li amo. Nonostante tutti i loro schemi lontani dai miei. Nonostante le ansie e lo stress che divampa in casa da quarant'anni. 
Amo che siano inseparabili. Amo questa lungimiranza tra loro. Amo che stiano insieme da 51 anni, più di quanto sono stati con le loro famiglie di origine.

Io sono come le papere di Lorenz...
l'imprinting di un uomo e una donna che si cercano l'ho visto appena messa la testa fuori dalla placenta...e senza un perchè...gli stó dietro da trentanove anni...

La mamma si chiama Rosaria, e a me il suo nome oggi mi sembra eterno, come il suo amore ... Nell'ultima pagina lei scrive:
"....e se Dio vorrà, T'ameró ancor di più dopo la morte"







domenica 19 maggio 2013

Sensitive verità

Sono contenta di non aver avuto un figlio.
È una frase forte.
Cerco di spiegarla. 
Sono contenta di non aver avuto un figlio con un uomo che oggi non è più innamorato di me. Anche se lo è stato per diverso tempo.
I figli si fanno con amore e coraggio.
Ma l'amore passa, arriva e se ne va. 
Il coraggio c'è o non c'è.
E se fai un figlio senza coraggio e solo per amore.... Beh è più facile che abbia due genitori che se va bene sono ancora amici, e forse due famiglie o case in cui già a 5/6 anni, fa il pendolare con in dosso il suo zainetto su e giù nel calendario. Fino ai 18 anni.
Chi si trova in questa condizione non la sceglie nè la puó prevedere. E se c'è intelligenza e buon senso le cose comunque vanno bene anche se non si è una famiglia classicamente definita.

Ma nel mio caso non saprei dire a priori se tutto sarebbe filato liscio anche con vite separate e un piccolo innocente a fare da spettatore a uno show non previsto nè voluto. Ma pagato in monete emotive, probabilmente.

Forse parlo solo perchè sono idealista. Perchè credo alle favole. Perchè ho due genitori ancora uniti. Perchè non sopporto vedere chi amo soffrire.
Credo sia la mia grande debolezza. 
Si perchè soffrire è parte della crescita, ma almeno l'infanzia dovrebbe esserne digiuna fino all'età adulta. 
C'è tutta una vita per il dolore. 

Preferisco il mio dolore, quello della rinuncia. 
Quello di aver sfiorato un dono che nasce solo da Amore e Coraggio.
Lo stesso coraggio che ci vuole per vivere sapendo. Perchè la consapevolezza è un dolore sempre, ma ti rende lucido, e i figli non sono illusioni, sono vite.

Non ringrazio mai Dio.
Perchè sono una fan infedele.
Spesso mi sono chiesta se seguirlo o credergli fosse più ricerca di conforto o emulazione di massa. 

Oggi lo ringrazio. Perchè mi ha dato risposte  a domande che per mesi e notti mi sono posta, spesso tra lacrime e vicoli ciechi.
Il dolore c'è. Intenso. Anestetizzante.
Ma capire, sapere, pulire i dubbi, 
rende lo sforzo di sopportazione meno 
faticoso. 




sabato 18 maggio 2013

Il mare è altrove

Ho sempre attivato io le cose.
Ho cercato sempre io 
Ho gettato l'esca
Ho scritto 
Ho creato il pretesto
Ho bussato alla porta

Appena ho smesso di farlo, ho capito.
L'amore non c'è.
Appena ho smesso tutto è finito.
Era solo opera mia.
Era la mia illusione
Era una forzatura 
Non era più Amore.

Basta poco per distinguere.
Se non agiti l'acqua, aspetti che tutto si calmi, e l'onda non si crea da sè, non è il mare...
Forse uno specchio d'acqua, che vuoi sia mare.



La vergogna di essere zero

Ho fallito in tutto.
Nel lavoro.
Nei sentimenti.
Nell'amicizia.
Nella famiglia.

Quando sei il peggio in tutto, ci sono solo due strade. 
Andartene e voltare pagina.

venerdì 17 maggio 2013

Repliche e copioni

Che poi la tecnica sarà la stessa. 
Perchè l'orrore è che le mosse per conquistare son le stesse.
È il copione per tutte.
Da far venire i brividi.
Da far pensare che si è buttato via quasi un decennio per una sceneggiatura neanche originale.

Vite maestre

Le nostre vite sono determinate dalle opportunità, anche da quelle che abbiamo sciupato o che dovevano scivolarci via.

Le risposte nel silenzio

Solo con il silenzio le cose sono più chiare. Con il silenzio puoi capire davvero cosa senti. E se non senti, c'era bisogno di questo per capire.

La mano di Dio

Quando andavo alle scuole elementari mia madre scelse di mandarmi in un istituto di suore domenicane in Puglia ( la sorella di mia nonna ne era Madre generale di quell'ordine di suore).
Ci andai dalla prima alla quarta, mentre  la quinta l'ho frequentata a Bergamo a causa di un trasferimento lavorativo di mio padre.
Per quei quattro interminabili anni sono stata presa a schiaffi, a volte calci, a volte tirata per i capelli, da queste represse isteriche "sorelle " di Gesù per qualunque ragione. Se non mangiavo tutta la sbobba ( nauseabonda ) nel refettorio, se ero lenta nel fare qualcosa, se dimenticavo un quaderno, o se disubbidivo a qualche regola.
Come me, tutti. Chi più chi meno. E i genitori sapevano. Chi più chi meno.
Ma essendo cresciuti anche loro con la stessa ricetta, seppur in molti casi adulti acculturati, ritenevano comunque andasse bene.
Ricordo che una volta presi più botte in assoluto che nei quattro anni totali solo perchè provai a difendere mio fratello Stefano che a sua volta veniva punito ( con schiaffi ) durante la ricreazione per una ragione che non ricordo, ma qualunque fosse stata, non giustificava tanta cattiveria e accanimento.
Botte, tante botte, che non ho dimenticato.
Suore che odio e odieró per sempre. Le suore in generale non mi suscitano alcun sentimento positivo.
Quegli anni in parte hanno generato in me comportamenti di continua a volte inutile difesa e di una fragilità che si manifesta con il suo contrario più che mai negativo. 
La quinta elementare in una scuola normale fu un ennesimo trauma. Coprivo la testa a protezione appena la maestra aveva un movimento delle braccia più ampio, e ricordo che lei invece era dolce e comprensiva. Non capivo perchè non mi desse anche lei " quel che mi meritavo" come le suore avevano sempre detto nei loro mantra malefici.

Non ho figli.
Ma sono attenta a quelli degli altri. E l'argomento educativo mi ha sempre attratto tanto da studiarlo e farne una professione, anche se mi occupo solo di adulti. 
Ma tutti siamo stati bambini. E certe cose da bimbi non le scordi più.
Sono felice che adesso a scuola e negli asili ci sia attenzione e tutela. Non elimina il male, ma questa sensibilità accerta che queste represse, malate, ignoranti educatrici vengano controllate e  spero in seguito vincolate all'esercizio della professione in modo definitivo. 
Che non abbiano più a che fare con persone inermi, indifese, e che dovrebbero in quei luoghi assorbire il rispetto e l'apprendimento, non odio e vendetta o peggio violenza fisica e psicologica.
Perche credo che un adulto violento la violenza l'ha ricevuta. E spesso non riesce a elaborarla, superarla, o almeno ad averne coscienza dei suoi devastanti effetti, per sè e per la vita con gli altri.

Alle suorine del 1979 ho sempre augurato che la solitudine e l'indifferenza fossero il premio per le loro gesta al termine dei loro giorni. 
E che la mano di Dio, e non la loro, avesse accorciato il loro inglorioso cammino.

giovedì 16 maggio 2013

Saldo

Quando qualcuno ti sbriciola l'autostima, la colpa è anche tua che hai concesso che lo facesse. 

Cambia il passo....

Questa è la storia ( vera ) di un esperimento comportamentale
Visto che nei corsi ne parlo, per non predicare e poi razzolare al contrario, ho deciso di mettermi alla prova con una situazione reale.
Ecco i fatti.

Dopo un appuntamento da un cliente decido di andare a fare la spesa e visto che ero nei paraggi di un centro commerciale ( che di solito se posso, evito ) mi fermo.
Appena salita sulla scala mobile e imboccati i grandi viali con i negozi la mia mente partorisce l'idea di provare un piccolo eperimento.
Cerco una toilette, entro, appoggio la mia borsa, frugo e afferro il rossetto, un pó di fard, un ritocco con il mascara, testa in giù agito la massa dei miei capelli. Il tacco già c'era e anche il tailleur , la divisa da consulente era perfetta. Una spruzzata del mio profumo sul collo e sui polsi. Iphone e auricolari, cerco un pezzo nella mia playlist per caricarmi a dovere, volume al massimo. Le tengo nelle orecchie per isolarmi e proteggermi dall'imbarazzo che potrebbe cogliermi comunque le intenzioni.
Sono pronta.
È un fatto di sguardo. 
Di passo.
Di energia
Imbocco il corridoio più lungo e affollato, avanzo con la sicurezza di Charlize Theron nella pubblicità del profumo, agito le anche e incrocio gambe al limite dello slalom gigante, guardo un punto fisso come se stessi guardando Brad Pitt dopo 10 anni di astinenza sessuale, passo la mano tra i capelli nello stile Farrah Fawcett,
..la musica sparata di "Try" nelle orecchie quasi mi fa volare.

Non faccio in tempo ad arrivare a metà corridoio e con la coda dell'occhio vedo un ragazzo, no male devo dire, che mi guarda con mezzo sorriso e un secondo dopo si affianca e mi chiede qualcosa. Abbasso il volume delle cuffie ma non mi fermo e sento che vuole sapere come mi chiamo. Sorrido ma non mi fermo.
Proseguo nella falcata e a fine corridoio un secondo esemplare di maschio italico, meglio del primo, altissimo, mi dice "fermati devo conoscerti". 
Vi giuro. Tutto vero.

Cioè, in quel centro commerciale ci sono stata tantissime volte, ed ero notabile dalla fauna maschile al pari di una freccia che indica lo sportello bancomat o per i più motivati cone quello per la toilette.

Io, che di solito mi sento lo stesso fascino di un Trullo, particolare sì, ma che consideri per una notte al massimo.

Ecco. Io, proprio io, ho rimorchiato volendolo 5 minuti prima, modificando solo la mia convinzione di essere una donna irresistibile

Ieri al corso un partecipante mi aveva detto " sono solo teorie" Ok. Se dentro c'è buio, il buio lo porti fuori, diventi invisibile per te e per gli altri
Ma se vuoi, l'interruttore lo accendi. E a quel punto divertiti a vedere chi vuoi essere e gli effetti per te e per gli altri.

mercoledì 15 maggio 2013

Notte

Ora tu starai dormendo...ed io vorrei bisbigliarti vicino tutte le parole che il mio amore non sa tacere e che tu non vuoi più sentire.

venerdì 10 maggio 2013

Storia di un difetto

È nata con le prime parole,intorno al 1975. Forse anche prima. Perchè un "si" è tra le prime cinque sei parole che ho imparato, tra un "mamma, papà, no e nonna."
In tutta Italia ha nomignoli diversi. Ma quello che mi piace è il nomignolo romano. Ovviamente.
Quindi ho la "Zeppola".
Ma wikipedia definisce sbrigativamente la cosa con...
Il sigmatismo è uno dei difetti di pronuncia del linguaggio (dislalie, disfasie o blesità) più comuni. Il fenomeno è popolarmente chiamato zeppola o S moscia.
Appartiene alle dislalie alveolo-dentali e consiste nell'alterata pronuncia del fonema/s/, oppure nella sua ripetizione o accentuazione."

Verso l'adolescenza, alle medie, i professori la schernivano. Ripetendo durante le interrogazioni o mentre chicchieravo con la vicina di banco, le frasi dette da me con evidente derisione. I primi vaffanculo mentali per quel ruolo nascono per questo, e per molte altre intuibili ragioni sulla inesistente pedagogia di questi signori della cultura. 

Ma poi un'illuminazione. Il primo ragazzo che mi ha baciato e con cui sono stata poi due anni, mi disse alla prima uscita che si innamoró della mia "s". La trovava dolce.

Serfavo sulle onde della felicità e dell'autostima. Avevo un segno, una specie di tatuaggio della voce che mi rendeva speciale. Diversa dalle altre. 
Amavo questa consapevolezza. Il conformismo, a fasi alterne, mi rassicurava ma mi spaventava anche. Perchè mi toglieva la libertà di scegliere chi essere. Questo mi apparteneva completamente. Era mio. 
Negli anni, l'amore e le relazioni in generale, mi confermavano pareri differenti sulla zeppola. O si amava o si schifava. Era il mio test personale per sapere chi evitare e chi sfidare.
Sulla carta d'identità volevo far acrivere in segni particolari " S ". Lo volevo davvero.
Non l'ho mai vissuta totalmente come qualcosa da eliminare. 
Quattordici anni fa inizio questo lavoro.
Certo, tenere un corso di formazione, per 10/12 giorni al mese, più colloqui di valutazione e selezione, non mi ha aiutato a nascondere questo particolare.
Diciamo che ho scelto esattamente l'opposto della fuga da questa continua prova di esistenza. 
È un pó come quando un calvo apre un negozio di parrucchiere. L'attenzione su quel dettaglio ti cade
A volte ci scherzo, il primo giorno di corso dico a quelli seduti in prima fila, (che spesso si siedono lì per sentire e vedere meglio) , che dopo la prima pausa caffè non gli chiederó perchè hanno cambiato posto. 
....

Quando guardo i vecchi film di Woody Allen, in particolare " Provaci ancora Sam" ...la scena del rimorchio in discoteca con la famosa frase " Sparisci sgorbio" mi ha sempre fatto ridere tanto e pensare che forse io ero un pó come lui, convinta e fiduciosa del gradimento della mia S , e che per anni me la sono portata  in giro scaltra e incurante del potenziale rifiuto altrui.

Oggi sono in palestra. Quasi al termine dei miei esercizi. La mia trainer oggi non c'è, perció ero seguita da una nuova che non ho mai visto. 
Mi si avvicina per darmi delle indicazioni sugli esercizi, e lì ripeto per confermare di aver capito " sono sessanta le flessioni della gamba?" .
Non mi risponde. Mi guarda come se avesse visto i cerchi nel grano nel giardino di casa sua senza trovare spiegazione. L'espressione del volto è tra lo schifato e l'interdetto. 
Ripeto la frase per evidente mancato feedback. Nulla.
A un certo punto mi dice "sai che potresti correggerlo?" 
Non colgo subito. Anche perchè non sono un granchè precisa nell'esecuzione delle attività. 
Lei aggiunge " conosco una brava logopedista, ti toglierebbe il difetto della S"
Passano 30 secondi circa. Tempo di elaborazione. Rispondo " grazie. Sa chi sa se sa chi sa che se sa non sa se sa, sol chi sa che nulla sa ne sa più di chi ne sa." ...detto alla perfezione. Senza alcuna  
 disfasia.
Sempre più smarrita, questa volta come se avesse scoperto che la sua borsa Louis Vouitton è un tarocco cinese pagato come due settimane a Cortina in alta stagione.
Per tutti quelli che hanno un difetto, una mancanza, un mancato timbro DOP dalle omologanti categorie della perfezione.
Godetevela tutta.